Partenza attorno alle 8:00 e arrivo a destinazione, Moggio, verso le 8:45.
Mi sbrigo a preparare tutta l’ attrezzatura e cerco di prendere la cabinovia delle ore 09:00.
Giunto in quota le premesse non vengono deluse e i 20 cm di neve segnalati sono esattamente quelli, senza l’aggiunta di un fiocco in più.
Dai Piani d’Artavaggio, indossate le ciaspole, m’incammino verso il rifugio Nicola alla sommità del monte Sodadura.
Li la neve dovrebbe essere migliore, il versante a nord è maggiormente protetto dal sole e l’innalzamento dell’ altitudine potrebbe regalare qualche sorpresa.
La giornata come da previsioni è grigia ma il vento a 30 km che dovrebbe spazzare i versanti sembrerebbe assopito.
In poco meno di un ora, attraverso il vagare scoordinato per il Sodadura arrivo al rifugio Nicola e da li parto per la cima prefissata.
Qui il vento prende consistenza e quello che fino a poco prima immaginavo fortuna diviene realismo.
Cerco di salire attraverso la cresta il monte Sodadura ma giunto a circa metà desisto e ridiscendo. Le raffiche erano troppo improvvise e forti, una sensazione d’insicurezza m’ attanagliava ogni passo e la mancanza di neve sulla sommità della montagna in breve tempo mi hanno fatto desistere. Forse c’è qualcuno che,da altri mondi, facendoci sbirciare oltre il velo di Iside, ci consiglia di rinunciare. Mandando misteriosi messaggi, gli angeli custodi ci mettono sul chi vive.
In quella giornata ho assistito a altre due rinunce e a una conquista da parte di un giovane gruppetto di ragazzi capitanati da una guida CAI.
Non era il mio giorno e la discesa dal versante nord del Sodadura è solo rimandata a un giorno migliore e a una neve più adatta.
Prima di congedarmi mi sono concesso una breve surfata attraverso la cima Piazzo e il Zucco dei Campelli dove la neve sembrava essere perlomeno maggiore anche se molto crostosa. Ritornato al rifugio Nicola ho nuovamente tentato la discesa con la tavola verso i Piani d’Artavaggio ma con esito quasi ridicolo, scivolando sopra a 15/20 cm di crosta e pietre.Giornata certamente non eccezionale ma trascorsa immerso nella natura e nel silenzio, rotto solo dal sibilo del vento.





Mi sbrigo a preparare tutta l’ attrezzatura e cerco di prendere la cabinovia delle ore 09:00.
Giunto in quota le premesse non vengono deluse e i 20 cm di neve segnalati sono esattamente quelli, senza l’aggiunta di un fiocco in più.
Dai Piani d’Artavaggio, indossate le ciaspole, m’incammino verso il rifugio Nicola alla sommità del monte Sodadura.
Li la neve dovrebbe essere migliore, il versante a nord è maggiormente protetto dal sole e l’innalzamento dell’ altitudine potrebbe regalare qualche sorpresa.
La giornata come da previsioni è grigia ma il vento a 30 km che dovrebbe spazzare i versanti sembrerebbe assopito.
In poco meno di un ora, attraverso il vagare scoordinato per il Sodadura arrivo al rifugio Nicola e da li parto per la cima prefissata.
Qui il vento prende consistenza e quello che fino a poco prima immaginavo fortuna diviene realismo.
Cerco di salire attraverso la cresta il monte Sodadura ma giunto a circa metà desisto e ridiscendo. Le raffiche erano troppo improvvise e forti, una sensazione d’insicurezza m’ attanagliava ogni passo e la mancanza di neve sulla sommità della montagna in breve tempo mi hanno fatto desistere. Forse c’è qualcuno che,da altri mondi, facendoci sbirciare oltre il velo di Iside, ci consiglia di rinunciare. Mandando misteriosi messaggi, gli angeli custodi ci mettono sul chi vive.
In quella giornata ho assistito a altre due rinunce e a una conquista da parte di un giovane gruppetto di ragazzi capitanati da una guida CAI.
Non era il mio giorno e la discesa dal versante nord del Sodadura è solo rimandata a un giorno migliore e a una neve più adatta.
Prima di congedarmi mi sono concesso una breve surfata attraverso la cima Piazzo e il Zucco dei Campelli dove la neve sembrava essere perlomeno maggiore anche se molto crostosa. Ritornato al rifugio Nicola ho nuovamente tentato la discesa con la tavola verso i Piani d’Artavaggio ma con esito quasi ridicolo, scivolando sopra a 15/20 cm di crosta e pietre.Giornata certamente non eccezionale ma trascorsa immerso nella natura e nel silenzio, rotto solo dal sibilo del vento.
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